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28 ottobre 2010

Che bel libro

Olive Kitteridge di Elizabeth Strout.
Ogni tanto si perde ma ha dei flash sfolgoranti…

22 ottobre 2010

Cambia lettera...

Pensavo ai Politici ed ai giornalisti-pinocchi che van sempre per la maggiore:
in Italia abbiamo superato la comunicazione, intesa come quel processo complesso che spesso attraverso l'utilizzo consapevole dell’arte retorica tendeva ad inculCare nei destinatari concetti/idee, e stiamo sempre più sprofondando nella retTorica: ossia quel processo comunicativo indegno che attraverso luoghi comuni, falsità palesi, semplificazioni ignobili, ha il solo fine di inculare i destinatari,senza trasmissione alcuna di concetti nè idee.

14 ottobre 2010

Capolavoro dell'Editor

Autostrada. Bologna Padova. Pomeriggio uggioso. Traffico smunto. Voglia di caffè. Voglia di fumare. Voglia di spianare la strada sotto l’acceleratore a tavoletta. Autocontrollo da Tutor. Le parole di V. che mi girano in testa. La sua vitalità che potrebbe esser stata la mia. Otto anni. L’amicizia è anche questo? Sorpasso. Sorpasso bis. Auto, Camion Auto, Autogrill tarocco. Esco, non esco. Esco non esco. Esco. Freccia. Troppo silenzio. La radio è spenta. Ah, si, l’ho spenta io. Il cambio automatico scala per me. L’auto si impunta un po’, siamo fuori dal flusso 2 corsie in direzione Padova. Ci sono ma non ci sono. Strano. Parcheggio. Faccia crollata di fianco, quasi a collo spezzato, un tipo dorme nell’auto grigia. Apro la porta. Mentre la apro i miei occhi infilano la porta dell’uscita, di là del percorso obbligato, e avidi osservano gli scaffali dei libri. Non posso bere caffè, che cazzo mi son fermato a fare? Troppo acidi, troppi caffè pre esame. Non mi ricordo mai come dovrebbe esser la mia vita, in questi giorni, come l’avevo costruita. Doveva avere un senso, dovrebbe averlo ancora. Ho solo sonno, forse. Gente da autostrada ai tavolini in piedi. Tazzine tintinnano nell’aria, schivano il risucchio della macina caffè. Meglio uscire. Son ancora sazio del piatto misto macrobiotico. Salumi, vino, patatine, snack. Riviste. Playboy. Un flash: mai visto Playboy, possibile?!?. Non ricordo. Due passi avanti. Libri. Faletti. I mille soli dei miei maroni. Due passi indietro. Playboy. Sfoglio a contrario. Foto di uomo. Dopobarba. Parole, parole, parole. Foto di moto. Donna vestita più delle letterine. Donna zoccoleggiante su letto, vestita succintamente da miss America. Uomo. Computer. Parole, parole, parole. Chiudo. Metto giù. Non dovrebbe essere così Playboy. Non te lo aspetti così. Bah, chi se ne frega. Grandi classici. Austen. Sun Tzu in economica. Libro rosso “La passera è sempre la passera”. Sorrido. Rileggo. Innegabile. Penso all’editor che ci ha lavorato. Al mio libro in cantiere, o arenato, dipende se lo guardi da terra, o da mare. Quasi meglio della famosa Solitudine di sti sbronzissimi numeri primi. Due passi. Esco. Piovvigina un po’, ma vaffanculo. Auto. Apro la portiera lato passeggero. Le paglie di V. mi osservano dallo spazio tra sedile e portellone. Ecco dove le aveva perse. Cazzo, sto cercando controvoglia di smettere di avvelenarmi e continuo a trovar pacchetti di sigarette in giro. Mi fumo una sigaretta pentita, che a metà la vuoi buttare ma visto che ormai vale tanto vale godersela anche con quella spina maledetta del senso di colpa. Non sarò mai un uomo migliore. Salto su. Via, corsia di immissione, mi accosto lentamente, nel silenzio della radio che rimane spenta. L’auto in corsia sfanala. Accelerazione supersonica 150 Cv. La lascio nel passato e mi immetto. Non bevo caffè ma fumo, interessante forma di stupidità.
La passera è sempre la passera. Capolavoro dell’Editor.

07 ottobre 2010

Vasco Forever

Bologna, Futurstation, Sabato 2 ottobre 2010.

Come Quando Uno Ti Prende Per Mano E Tu Chiudi Gli Occhi E Lui Ti Porta A Casa, Da Lontanissimo Tipo, Lungo Strade Che Intuisci Ma Non Conosci, Dritto Come Un Siluro, A Casa, E Quando Sei Arrivato Riapri Gli Occhi e Riconosci Che Ogni Cosa è Al Suo Posto, finalmente, E Anche Tu lo Sei, per un po’, comodo, A Casa TuA.
Come Uno Che Ti Viene A Beccare Nel Mezzo Della Siberia, o Di Un Posto In Cui Sei Finito E di Cui Non Hai Che Una Vaga Idea, Anche Se Li Si Consuma La Tua Vita, e Lui Allunga Una Mano, E Tu La Afferri, Ti Dice Chiudi Gli Occhi, E Tu Li Chiudi, E Passo Dopo Passo, Ti Riporta A Casa, Ovunque Sia Casa, Per Te.
Al Centro Di Te.
Come uno che comincia il concerto con Un gran bel film, e un passo alla volta, Deviazioni, Anima Fragile, Senza Parole, Un Senso, Stupendo, Deviazioni, Sally acustica, Occhi Blu, Io Perderò, Albachiara, Bollicine, Gli Angeli, Hai ragione Tu, Non siamo mica gli americani, La nostra relazione, ti riporta a Casa.
Lui in formissima, la band devastante, il palco meraviglioso.
Non sono mai stato obbiettivo con Vasco, gli devo troppo, lo so, ma 26 anni di ascolto, 18 di concerti, e mi stupisce sempre, mi rapisce ancora, poi ci sono gli amiciimborghesitidelcazzochestanliacommentareildeclinodelloroidologiovanile, ma l’obbiettività non è un valore quando si parla di Rock & Roll, anzi, se suona bene c’è solo da lasciarla suonare, e godere, secondo me.
Vasco Forever!!!!