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27 aprile 2010

L'unico Antidoto all'involuzione di ogni potere

Credo che l'unico antidoto vero ed efficace all'involuzione di ogni potere, ed alla sua deriva verso l'autoritarismo, non possa essere che un giornalismo indipendente, feroce, e non succube della pubblicità.

In Italia, dove la concentrazione del potere Editoriale, in mano a pochi, e della raccolta pubblicitaria, in mano ad uno, costringe chi vuole lavorare a una posizione PRONA siamo veramente alla frutta.

L'unico antidoto alle balle del marketing politico sarebbero la seconda, e la terza, e la quarta domanda, invece qui ci tocca sempre accontentarci della prima e dell'intervistato di turno che "concede" la risposta che puntualmente chiude il discorso.

Come sempre la California sviluppa per prima gli anticorpi, ed è interessante in tal senso l'articolo che posto di seguito, il quale fornisce una spiegazione per sommi capi di ciò che sta avvenendo ( un po' edulcorata).

Avevo letto qualcosa circa un sito in cui una serie di giornalisti Free-Lance aggregano sostegni economici attorno ad una tematica e quando raggiungono la cifra necessaria a pagare il lavoro e le spese ( poniamo € 5000) iniziano l'inchiesta, indipendente e senza filtri, fino a pubblicare il lavoro. Ovviamente garantendo la massima trasparenza sui finanziatori.

L'america è un piano inclinato e tutto scivola verso la California ( chi l'aveva detto?)

Locale, d'inchiesta, non-profit ecco il futuro del giornalismo Usa - Repubblica.it


Si diffondono negli Stati Uniti le testate che puntano a un'informazione circoscritta da rilanciare in forma globale. Si finanziano con i lettori o grazie a fondazioni. Vendono i propri articoli a più media e piattaforme. Il giornalismo che risponde alla crisi è aggressivo e indipendente

di PAOLO PONTONIERE

SAN FRANCISCO - Per essere materia che - sostengono alcuni - volge al crepuscolo, il giornalismo sta invece vivendo una nuova primavera nella Bay Area di San Francisco dove, malgrado il fatto che ogni giorno i media vengano dati per spacciati dai soloni della comunicazione americana, fioriscono a decine nuovi organi di informazione,
tanto che la regione viene definita la capitale del nuovo giornalismo da testate prestigiose come New York Times, Chicago Tribune e Los Angeles Times. La novità è che si tratta soprattutto di giornalismo no profit, non promosso da un editore tradizionale né che punta a sopravvivere con i proventi delle vendite o della pubblicità bensì grazie ai contributi del pubblico e a un profondo radicamento nel tessuto sociale.

Negli Usa lo chiamano "ipergiornalismo". Non disdegna i temi globali d'attualità ma spesso si esprime anche a livello più "local": media di quartiere e, in alcuni casi, anche di strada. "E' un giornalismo che oltre a informare vuole essere anche un collegamento fra gli abitanti di un'area e voce di tutte quelle tematiche locali che, per la loro specificità, spesso vengono ignorate dai grandi media", spiega Sandy Close, direttore di New America Media, uno dei nuovi media californiani.....

Leggi tutto l'articolo qui

26 aprile 2010

Come lava incedere ( tentar di evolvere complica le cose)


Come lava incedere nel mondo, tutto assorbire, e trasformare, attraversare, scivolando quieti,
serbando il ricordo d'ogni passo lontano eppur decisivo,
verso il freddo tempo che verrà domani,
a impietrirci.

IO CHE AMO SOLO TE - SERGIO ENDRIGO

23 aprile 2010

Allora sembra che ci siamo


Allora sembra che ci siamo. Le linee fondamentali della storia ci sono ed a tratti sento la voce del narratore, o del vecchio Archie, o di Goodbye Frank, o di J., sussurrare qualcosa nel doppio fondo delle mie attività quotidiane. Oggi mentre nuotavo in realtà ero lì che ascoltavo quel che dovrò scrivere, immerso ed isolato in quel silenzio perfetto. Non so se sono pazzo io o se dovrei preoccuparmi di questa cosa, ma in realtà ne sono felice, perché ho molto sofferto le lontananze di questi mesi, le assenze, le frustranti giornate di silenzi.
Sono ad un punto in cui non ero mai arrivato prima.
Le altre cose che ho scritto eran sempre epifanie improvvise davanti al monitor, e lunghe una decina di cartelle. Qui c'è una galassia da esplorare.
Ora c’è da spaccarsi le mani, e la testa, e gli occhi, con quelle che sarebbero poi i mattoni del mio primo libro: le parole. I premi ai racconti sono di una vita fa. Ma che importa, in fondo. Come i muratori veri, ora c'è da sperare che non piova troppo nel prossimo mese, che non mi piova dentro almeno fino a quando saremo al coperto di un tetto io ed i ragazzi.
Devo ancora fare delle ricerche sulle piante e sui dischi dei primi anni 70 negli USA, e sul gelato.
Devo ancora stare un po’ con J , ma avrò tempo.
Non so se sia meglio chiudermi in casa o sparire per un po’.
 
Un tempo scrissi "quasi fosse il mio destino restare solo con i guai". C'entrava una ragazzina mica male, e c'era sotto una chitarra, ma torna sempre buona. Son quasi troppi anni che cerco di inguaiarmi in un libro. Anche in questo caso: si mollano gli ormeggi.
 
La prima stesura vorrei finirla entro il 20 maggio, poi me ne andrò a zonzo per un po'.
Cormac mi fa compagnia.
Ho voglia di fumare, ma non posso. O almeno così mi ripeto per non camminare fino al comò, aprire il primo cassetto, cercarle, prenderne una, infilarla in bocca, e sfinirla.

A volte uno si abitua a pensare a quando farà una determinata cosa, e non la fa mai. JUST DO IT.

21 aprile 2010

BORGES (??) MAESTRO SENZA FINE - ISTANTI

Istanti



Se io potessi vivere nuovamente la mia vita nella prossima cercherei di commettere più errori.


Non tenterei di essere tanto perfetto, mi rilasserei di più sarei più stolto di quello che sono stato, in verità prenderei poche cose sul serio.

Correrei più rischi, viaggerei di più, scalerei più montagne, contemplerei più tramonti e attraverserei più fiumi, andrei in posti dove mai sono stato, avrei più problemi reali e meno problemi immaginari.

Io sono stato una di quelle persone che vivono sensatamente, e precisamente, producendo ogni minuto della vita.

Certo che ho avuto momenti felici, ma se tornassi a vivere, cercherei di avere soltanto momenti buoni.

Nel caso non lo sappiate di questo è fatta la vita, solo di momenti da non perdere.

Io ero una di quelle persone che mai andavano da qualche parte senza un termometro, una borsa d’acqua calda, un ombrello e un paracadute: se tornassi a vivere, viaggerei più leggero.

Se io potessi tornare a vivere, comincerei ad andare scalzo all’inizio della primavera e continuerei così fino alla fine dell’autunno.

Girerei più volte nella mia strada, contemplerei più aurore e giocherei di più con i bambini.

Se avessi un’altra volta la vita davanti... Ma, vedete, ho ottantacinque anni e so che sto morendo.

J.L. Borges 

20 aprile 2010

VICTOR GISCHLER - SCRIVERE e INVENTARE






Estratto di una intervista di Fabrizio Fulio Bragoni
 





Anche i poeti uccidono”, in uscita in questi giorni per Meridiano Zero, comincia come un racconto poliziesco dalle spiccate tinte umoristiche, poi si tramuta in un qualcosa che somiglia di più al genere action-comedy, e ciononostante, si lancia in serie riflessioni sullo scrivere, la scrittura, il blocco dello scrittore (personalmente, ho trovato in alcuni brani relativi agli sforzi del professor Morgan, delle assonanze con “Il dono” di Nabokov), l’influenza dell’ambiente sullo sviluppo delle persone ecc. È un qualcosa che pianifica? Voglio dire, come funziona, si siede a d un tavolo e pensa “ora scrivo una commedia d’azione poliziesca con risvolti da romanzo di formazione e come protagonisti ci metto un professore sfigato, un vecchio gangster che scrive discrete poesie e un giovane fuggiasco nero semi-analfabeta che tenta di spacciarsi per un laureato”, oppure scrive una trama “di massima”, un canovaccio, e lascia che i personaggi agiscano a modo loro?

In genere ho un’idea di cosa i personaggi possano volere, e di come possano agire nel corso di un romanzo, ma non mi capita quasi mai di pensare in anticipo a quale possa essere il genere di un libro, o di come possa essere commercializzato. Voglio solo che le storie si sviluppino in maniera organica. Credo di aver avuto la vaga idea di volere che il romanzo fosse un incrocio tra Elmore Leonard e David Lodge, o qualcosa del genere, ma il più delle volte improvviso.

Come crea i suoi personaggi?

Non ne ho idea. E non funziona mai due volte nello stesso modo. Al momento, sto lottando proprio con questo. Ho tutti i presupposti per un buon romanzo, ma non ho idea di chi possano essere i personaggi, o di chi debba fare da protagonista.

So che lei ha insegnato scrittura creativa per un po’: può darci tre consigli per gli aspiranti scrittori pulp? Al momento, faccio lo scrittore a tempo pieno, ma riprenderei l’insegnamento, se le condizioni fossero abbastanza interessanti. Ecco i tre consigli:
  • Leggete, leggete, leggete. Scoprite un autore che vi piace, e buttatevi sul suo lavoro. Metteteci attenzione, e cercate di capire come fa a fare quello che fa.
  • Sedetevi e scrivete. Non mettetevi a fumare sigari e bere vino PARLANDO dello scrivere.
  • FATELO. Quando avrete concluso qualcosa, allora sì, che potrete dedicarvi al vino e ai sigari.Tenete gli occhi aperti: attenzione alle opportunità inattese. Non tutto accade secondo un ordine prestabilito.
Mi pare che uno degli aspetti più interessanti della “nuova” letteratura di genere americana (anche se questa attenzione è nata un bel tempo fa… diciamo con Hemigway?) sia nel realismo dei dialoghi. Qual è la sua ricetta per scrivere buoni dialoghi? Il dialogo deve ritagliarsi un suo spazio. Deve raccontarci qualcosa riguardo al personaggio che parla, e spingere in avanti la storia. Preferisco che siano i personaggi a raccontare la loro storia, piuttosto che un autore eccessivamente prolisso. Ah, e ho imparato molto riguardo alla scrittura dei dialoghi leggendo “I tre moschettieri”, di Alexandre Dumas. Era americano? No, eh…
….. ( leggi tutta l’intervista QUI)

07 aprile 2010

l'uomo che portava felicità

Io cerco un paese come il mio

ed ho tutto il tempo del mondo per trovarlo

J. Federspiel
L'uomo che portava la felicità

02 aprile 2010

La primavera mette scompiglio

Primavera indecisa, irrequieta, inutile passaggio sofferto verso la stagione delle infradito e delle gonne corte.

Giorni assonnati, malavitosi, malavogliosi,

giorni SENZA,

carburante, costrutto, convinzione, voglia;
nulla di buono e tutto d’inutile, senza continuità né mordente.

Il computer si inchioda, si pianta, mal digerisce i continui aggiornamenti di software inutili installati più che altro per cortesia, o ingenuità, o automatismi fasulli; anche la connessione rallenta, ingorga i mille impulsi diversi e contestuali che mi ingolfano l’animo, frustrando ogni impulso.

La noia.

Avrei bisogno di cambiare aria, e di lavorare un po’ producendo qualcosa di utile nel giro di una mezza giornata, qualcosa che lenisca questo senso di spaesamento e di vuoto, qualcosa che mi faccia ritrovare quella sensazione di quando si finiva l’ultimo esercizio per il giorno dopo, lo si spuntava dal diario, si chiudeva la cartella ed era fatta: coscienza leggera e via, sulla bici dalle ruote mignon, con il cambio finto automobilistico fissato come un joistick  a metà del palo tra manubrio e sella, a pedalare canticchiando canzonette facili, tagliando per campi e prati incolti, sfalciando con le pedivelle dai catarifrangenti incrinati erba cresciuta d’una spanna al primo sole. Via, libero ed a zonzo, cercando qualche complice da coinvolgere nel resto del pomeriggio da riempire, avanzando impavidi come cow-boy caracollanti  verso un unico orizzonte di cielo e nuvole bizzose.

Quelle ore di noia buona, vissuta e già dimenticata.

Scendere in libreria, trovare qualcuno di vero, da non mollare per un po’. Ieri ho sequestrato Voltolini( poca convinzione) e Suttree di God Mc Carthy dalla Biblioteca. Ci vorrebbe qualcosa come Questa Storia di Barriccato Baricco.

Da un po' penso che ovunque vado Vasco c’è già stato, perchè mi tornano sempre in mente frammenti delle sue canzoni, come didascalie sintetiche, e sempre a bersaglio, perchè lui c'è sempre e ci arriva prima.
I miei amici non capiscono e rinnegano.



“La primavera entra dalle finestre,

si infila sotto le gonne,

delle donne,

la primavera mette scompiglio,

ieri ho sgozzato mio figlio,

è stato uno sbaglio è stato uno sbaglio,

credevo fosse un coniglio.”

01 aprile 2010