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10 dicembre 2010

Wesley Snipes in carcere per EVASIONE FISCALE

3 anni di Carcere... per evasione fiscale...che sia lotta all'evasione questa????..... promise land...

Democrazie: note per una possibile rivoluzione

"Abbiamo portato una nuova moralità" S.B.

IO una proposta rivoluzionaria ce l'avrei...


Forse non proprio Nuova:

ART 3 - Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

06 dicembre 2010

In queste tasche sfonde

C’è forse la mia vita in queste tasche sfonde,
che il meglio hanno avuto e si son perse.
Di tutto quel che ho gettato,
o regalato,
o che ho lasciato cadesse via da me,semplicemente,
m’ è rimasto il vuoto,
e questo strano vizio di tenere tutto e di non avere niente,
di lasciar andare ma non mollare davvero mai,
di sgranar rosari che s’allungano s’allungano s’allungano,
e finir non sanno.

La porta d’ombra,
il letto sfatto,
libri dalle pagine piagate sul comodino,
nelle fessure è già luce, e giorno, e io dovrò uscire.
Tu ti volti
e mi osservi muta, in quel modo,
come da dentro,come fossi un ricordo,
e taci.

Ride il cielo di nuvole e sole,
ho nuove mille cose da dirti
e pagine da attraversare,
poi infilo la mano ed ogni cosa s’è già persa
in queste tasche sfonde.


03 dicembre 2010

MASTER CLINT - Show don't tell - Lezione 1228

Io ho un divano scomodo. L'aspetto positivo è che non ci si addormenta neanche in quelle sere, come ieri, in cui si è davvero alla frutta. Allora: cena, faccende, zapping TV.
RAI3, Million dollar baby. Fine dello Zapping.
Film incredibile. Sceneggiatura meravigliosa. Regia pulita.
L'ho visto e rivisto, eppure......Lezione 1228 di Clint.

Siamo al punto in cui Maggy, grazie ad una vita di stenti, allenamenti durissimi, e le prime vittorie, ha messo da parte qualche soldo con cui ha acquistato una casa a sua madre, senza dirglielo, e chiede a Frank, dato che sono nei paraggi, di accompagnarla a casa sua per consegnare questo enorme regalo alla madre.
Frank accetta.
Arrivano alla casa. La madre e la sorella di Maggy la snobbano, la umiliano, la insultano e deridono, non ostante siano persone alla deriva e il regalo sia enorme. La scena è quasi stomachevole.
Frank è silente, Maggy accenna una reazione trattenuta, salgono in auto e se ne vanno. Maggy è umanamente sconfitta, ed anche un panzer come lei accusa il colpo. Frank, per quanto duro e apparentemente inscalfibile è evidentemente toccato dalla sofferenza della ragazza.
Fin qui il film ha svelato solo le apparenze della vita dei due protagonisti, ora cambia registro e trascina lo spettatore nel profondo dei personaggi, nella dark side, tra le ferite e le sofferenze più private.
LEZIONE: Fermo ad un distributore, Frank lava il vetro dell'auto mentre aspetta di terminare il rifornimento.
L'inquadratura è centrata su Maggy, seduta al lato passeggero, ma comprende anche Frank fuori dall'auto e chino sul parbrezza. Frank bagna il vetro.
L'immagine di Maggy è un po' filtrata dall'acqua.
Frank passa la spazzola e l'immagine di Maggy diventa nitida, pulita. Lui la osserva, e lei è triste, immobile, indifesa, scossa, ferita, "al tappeto".
In una scena, potenzialmente banale e da taglio in fase di montaggio ( benzina e lavaggio vetro), la metafora di un momento fondamentale: Frank ha conosciuto la famiglia di Maggy, lo squallore, la aridità  affettiva, umana e  materiale da cui con sforzi enormi lei sta riuscendo a riscattarsi.
Frank ne ha compassione. Ha tolto il velo ( d'acqua nella traduzione cinematografica) e "vede" nitidamente chi e cosa è Maggy; le sue debolezze più intime e private. "Pulisce" l'immagine da bulldozer inarrestabile.
Di lì a poco Frank arriverà a coinvolgersi completamente nella storia di Maggy: 
Lei- ho solo lei al mondo.
Lui- puoi contare su di me.
Frase che solo pochi minuti prima era impossibile anche solo da immaginare dato il punto di partenza della storia. Parole che dette da un uomo schivo, e ritroso ad ogni contatto umano pesano e peseranno nel proseguio del film.

In una immagine mille significati.
Grande insight
Grande preparazione del Background
Grande Turning point
Grande Arco del personaggio.

Grande Clint. Lezione n° 1228 del maestro.
Uno dei pochi registi/attori che potrei seguire anche su un divano comodo, in una sera in cui sono alla frutta, senza mai prendere sonno e imparando qualcosa.

01 dicembre 2010

Viva le domande

Non voglio dire che quello di Saviano sia il modo giusto, o l’unico, di informare. E nemmeno che quando si racconta qualcosa si debba per forza emozionare l’uditorio. Però, però io, se fossi un giornalista, oggi, qualche domanda non riuscirei proprio a non farmela. Senza per forza dover trovare risposta. Lo farei quasi come fosse un esercizio Zen: buono in sé prima che utile.

Come mai dobbiamo attendere il circo di Fazio e Saviano e Rai3 per ascoltare ciò che ci riguarda così da vicino? Come mai devono arrivare questo ragazzo e un presentatore come tanti perché ciò che ci sfiora e ci attraversa ogni giorno venga pronunciato per quel che è, senza che il politicopanciapiena di turno sia lì a piegare ogni cosa al suo tornaconto, alla sua visione?
La risposta mi sembra comunque ovvia.

Allora, allora io, se avessi scelto di essere un giornalista ( e non solo di FARLO), mi sentirei di aver tradito soprattutto, più che me stesso, la funzione sociale del mio lavoro. Da oggi, proverei a ripartire; a cercare nuovi spazi e mezzi per tornare a dire la vita, semplicemente, più che interpretarla o più che tentare di orientare i lettori secondo questo o quello schema.
Quel che è certo è che la funzione sociale dell’informazione non si esaurirà mai, né potrà, fortunatamente, estinguersi, nemmeno sotto la pressione dei regimi più opprimenti. 

Personalmente ho trovato d’una forza semplice e penetrante lasciare ai piccoli personaggi normali, come ogni uno di noi è, la testimonianza e l’autorevolezza del sintetizzare la propria esperienza e raccontarla. Dico ciò che so, e che ho appreso sulla mia pelle, quindi dico ciò in cui credo, semplicemente e in pochi secondi.
Alla fine credo che proprio ritrovarsi sparata in faccia la potenza delle parole sia stato il dono prezioso di queste poche ore di diretta televisiva. Certo, parole a volte smozzicate ed imperfette, a volte magari parziali, ma forti, fiere, squilibrate, come le parole sono quando provengono da persone vere, e non da figuranti.
In qualche modo ha a che fare con la gioventù tutto questo, con la semplicità della gioventù e, forse, per chi ascolta, con il rispetto portato dalla vecchiaia. Mi pare che il messaggio insito nella testimonianza diretta, alla fine, sia più importante dell’imparzialità, e venga codificato e riconosciuto da chiunque come meritevole di rispetto e di condivisione, proprio perchè non ha la vocazione a rappresentare la realtà in toto ma solo una voce autentica.
Aver esercitato l’azione del dire, Dire, mi è sembrato magicamente depotenziare l’inedia in cui vedo scivolare tanta gente, e pure la paura di uscire allo scoperto come singoli.

Ho apprezzato, anche, che nei passaggi più spinosi gli autori hanno scelto di riferirsi ai verbali dei processi e risultati d’indagine, perché nella burlesca girandola di opinioni che è l’informazione, dove tutti possono dire qualsiasi cosa basta che ci sia chi in qualche modo se la beve, davanti al giudice le parole pesano e i fatti sono prove. E questo cambia tutto. Chi mente commette un reato e ne sopporta le conseguenze in proprio, per questo confrontando ciò che un indagato racconta ai giornali con ciò che dichiara al giudice non c’è mai corrispondenza. L'indagato racconta quel che vuole ai giornalisti, magari per montare un caso mediatico, e spesso racconta solo balle fino all’attimo prima dell’esame davanti ai magistrati.
In una situazione di monopolio televisivo e informativo come quella attuale, l'unica verità è quella che emerge dagli interrogatori davanti ai magistrati, o dall'incrocio dei verbali degli stessi.

Peccato, poi, che in questa televisione post-mediasetopolio ci venga impedito di aver accesso alla fervente intelligenza di alcuni comici.

Ora tornerà il silenzio; ora tornerà il silenzio dei dialoghi telecomandati, delle domande gentilserventi, della pallida paura di dire che poche parole ma vere possono bastare, lo so. Magari qualche polemica a sfondo politico e poi di nuovo l’anestetizzante normalità. I contenuti di Vieni via con me spariranno di nuovo, sicuro.
Però, intanto, han portato qualche domanda nuova e tante voci vere.
A chi le cose dette o la trasmissione hanno dato fastidio i migliori  auguri di buona notte, ma per quanto mi riguarda, Saviano o non Saviano, viva, sempre, le domande.