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17 marzo 2010

Parole disarmate

Son deboli adesso le parole che una dopo l'altra, in questi anni di ombra, abbiamo incautamente logorato: sdrucite dalle scuse banali con cui abbiamo giustificato ogni vile assenza; sminuite dai tentativi autoportanti di nascondere gli smottamenti della scala-priorità che tutto hanno travolto, e, alla fine, anche noi, amici d'altri mondi.

Sabato è stato un giorno campale. Lei compiva gli anni. L’ho pensata, ma non l’ho chiamata; mille volte mi sono detto la chiamo più tardi, con calma, ed invece niente. Ora quel sabato è finito, e semberà che io abbia dimenticato lei e il suo compleanno.

Non è così, e non ho una parola buona per dirglielo e farglielo sentire.

Succede, già.

Aver cura della parole si dovrebbe, sempre; tener da conto le preziose, utili, amiche, insostituibili parole, e ricacciare in gola ogni tentativo di depotenziarle, bisognerebbe solo quello, ALMENO quello; rispettare loro, e lasciar fare al silenzio.

Mai disarmare le parole.

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