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02 aprile 2010

La primavera mette scompiglio

Primavera indecisa, irrequieta, inutile passaggio sofferto verso la stagione delle infradito e delle gonne corte.

Giorni assonnati, malavitosi, malavogliosi,

giorni SENZA,

carburante, costrutto, convinzione, voglia;
nulla di buono e tutto d’inutile, senza continuità né mordente.

Il computer si inchioda, si pianta, mal digerisce i continui aggiornamenti di software inutili installati più che altro per cortesia, o ingenuità, o automatismi fasulli; anche la connessione rallenta, ingorga i mille impulsi diversi e contestuali che mi ingolfano l’animo, frustrando ogni impulso.

La noia.

Avrei bisogno di cambiare aria, e di lavorare un po’ producendo qualcosa di utile nel giro di una mezza giornata, qualcosa che lenisca questo senso di spaesamento e di vuoto, qualcosa che mi faccia ritrovare quella sensazione di quando si finiva l’ultimo esercizio per il giorno dopo, lo si spuntava dal diario, si chiudeva la cartella ed era fatta: coscienza leggera e via, sulla bici dalle ruote mignon, con il cambio finto automobilistico fissato come un joistick  a metà del palo tra manubrio e sella, a pedalare canticchiando canzonette facili, tagliando per campi e prati incolti, sfalciando con le pedivelle dai catarifrangenti incrinati erba cresciuta d’una spanna al primo sole. Via, libero ed a zonzo, cercando qualche complice da coinvolgere nel resto del pomeriggio da riempire, avanzando impavidi come cow-boy caracollanti  verso un unico orizzonte di cielo e nuvole bizzose.

Quelle ore di noia buona, vissuta e già dimenticata.

Scendere in libreria, trovare qualcuno di vero, da non mollare per un po’. Ieri ho sequestrato Voltolini( poca convinzione) e Suttree di God Mc Carthy dalla Biblioteca. Ci vorrebbe qualcosa come Questa Storia di Barriccato Baricco.

Da un po' penso che ovunque vado Vasco c’è già stato, perchè mi tornano sempre in mente frammenti delle sue canzoni, come didascalie sintetiche, e sempre a bersaglio, perchè lui c'è sempre e ci arriva prima.
I miei amici non capiscono e rinnegano.



“La primavera entra dalle finestre,

si infila sotto le gonne,

delle donne,

la primavera mette scompiglio,

ieri ho sgozzato mio figlio,

è stato uno sbaglio è stato uno sbaglio,

credevo fosse un coniglio.”

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