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20 aprile 2010

VICTOR GISCHLER - SCRIVERE e INVENTARE






Estratto di una intervista di Fabrizio Fulio Bragoni
 





Anche i poeti uccidono”, in uscita in questi giorni per Meridiano Zero, comincia come un racconto poliziesco dalle spiccate tinte umoristiche, poi si tramuta in un qualcosa che somiglia di più al genere action-comedy, e ciononostante, si lancia in serie riflessioni sullo scrivere, la scrittura, il blocco dello scrittore (personalmente, ho trovato in alcuni brani relativi agli sforzi del professor Morgan, delle assonanze con “Il dono” di Nabokov), l’influenza dell’ambiente sullo sviluppo delle persone ecc. È un qualcosa che pianifica? Voglio dire, come funziona, si siede a d un tavolo e pensa “ora scrivo una commedia d’azione poliziesca con risvolti da romanzo di formazione e come protagonisti ci metto un professore sfigato, un vecchio gangster che scrive discrete poesie e un giovane fuggiasco nero semi-analfabeta che tenta di spacciarsi per un laureato”, oppure scrive una trama “di massima”, un canovaccio, e lascia che i personaggi agiscano a modo loro?

In genere ho un’idea di cosa i personaggi possano volere, e di come possano agire nel corso di un romanzo, ma non mi capita quasi mai di pensare in anticipo a quale possa essere il genere di un libro, o di come possa essere commercializzato. Voglio solo che le storie si sviluppino in maniera organica. Credo di aver avuto la vaga idea di volere che il romanzo fosse un incrocio tra Elmore Leonard e David Lodge, o qualcosa del genere, ma il più delle volte improvviso.

Come crea i suoi personaggi?

Non ne ho idea. E non funziona mai due volte nello stesso modo. Al momento, sto lottando proprio con questo. Ho tutti i presupposti per un buon romanzo, ma non ho idea di chi possano essere i personaggi, o di chi debba fare da protagonista.

So che lei ha insegnato scrittura creativa per un po’: può darci tre consigli per gli aspiranti scrittori pulp? Al momento, faccio lo scrittore a tempo pieno, ma riprenderei l’insegnamento, se le condizioni fossero abbastanza interessanti. Ecco i tre consigli:
  • Leggete, leggete, leggete. Scoprite un autore che vi piace, e buttatevi sul suo lavoro. Metteteci attenzione, e cercate di capire come fa a fare quello che fa.
  • Sedetevi e scrivete. Non mettetevi a fumare sigari e bere vino PARLANDO dello scrivere.
  • FATELO. Quando avrete concluso qualcosa, allora sì, che potrete dedicarvi al vino e ai sigari.Tenete gli occhi aperti: attenzione alle opportunità inattese. Non tutto accade secondo un ordine prestabilito.
Mi pare che uno degli aspetti più interessanti della “nuova” letteratura di genere americana (anche se questa attenzione è nata un bel tempo fa… diciamo con Hemigway?) sia nel realismo dei dialoghi. Qual è la sua ricetta per scrivere buoni dialoghi? Il dialogo deve ritagliarsi un suo spazio. Deve raccontarci qualcosa riguardo al personaggio che parla, e spingere in avanti la storia. Preferisco che siano i personaggi a raccontare la loro storia, piuttosto che un autore eccessivamente prolisso. Ah, e ho imparato molto riguardo alla scrittura dei dialoghi leggendo “I tre moschettieri”, di Alexandre Dumas. Era americano? No, eh…
….. ( leggi tutta l’intervista QUI)

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