C’è forse la mia vita in queste tasche sfonde,
che il meglio hanno avuto e si son perse.
Di tutto quel che ho gettato,
o regalato,
o che ho lasciato cadesse via da me,semplicemente,
m’ è rimasto il vuoto,
e questo strano vizio di tenere tutto e di non avere niente,
di lasciar andare ma non mollare davvero mai,
di sgranar rosari che s’allungano s’allungano s’allungano,
e finir non sanno.
La porta d’ombra,
il letto sfatto,
libri dalle pagine piagate sul comodino,
nelle fessure è già luce, e giorno, e io dovrò uscire.
Tu ti volti
e mi osservi muta, in quel modo,
e mi osservi muta, in quel modo,
come da dentro,come fossi un ricordo,
e taci.
Ride il cielo di nuvole e sole,
ho nuove mille cose da dirti
e pagine da attraversare,
poi infilo la mano ed ogni cosa s’è già persa
in queste tasche sfonde.
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