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01 dicembre 2010

Viva le domande

Non voglio dire che quello di Saviano sia il modo giusto, o l’unico, di informare. E nemmeno che quando si racconta qualcosa si debba per forza emozionare l’uditorio. Però, però io, se fossi un giornalista, oggi, qualche domanda non riuscirei proprio a non farmela. Senza per forza dover trovare risposta. Lo farei quasi come fosse un esercizio Zen: buono in sé prima che utile.

Come mai dobbiamo attendere il circo di Fazio e Saviano e Rai3 per ascoltare ciò che ci riguarda così da vicino? Come mai devono arrivare questo ragazzo e un presentatore come tanti perché ciò che ci sfiora e ci attraversa ogni giorno venga pronunciato per quel che è, senza che il politicopanciapiena di turno sia lì a piegare ogni cosa al suo tornaconto, alla sua visione?
La risposta mi sembra comunque ovvia.

Allora, allora io, se avessi scelto di essere un giornalista ( e non solo di FARLO), mi sentirei di aver tradito soprattutto, più che me stesso, la funzione sociale del mio lavoro. Da oggi, proverei a ripartire; a cercare nuovi spazi e mezzi per tornare a dire la vita, semplicemente, più che interpretarla o più che tentare di orientare i lettori secondo questo o quello schema.
Quel che è certo è che la funzione sociale dell’informazione non si esaurirà mai, né potrà, fortunatamente, estinguersi, nemmeno sotto la pressione dei regimi più opprimenti. 

Personalmente ho trovato d’una forza semplice e penetrante lasciare ai piccoli personaggi normali, come ogni uno di noi è, la testimonianza e l’autorevolezza del sintetizzare la propria esperienza e raccontarla. Dico ciò che so, e che ho appreso sulla mia pelle, quindi dico ciò in cui credo, semplicemente e in pochi secondi.
Alla fine credo che proprio ritrovarsi sparata in faccia la potenza delle parole sia stato il dono prezioso di queste poche ore di diretta televisiva. Certo, parole a volte smozzicate ed imperfette, a volte magari parziali, ma forti, fiere, squilibrate, come le parole sono quando provengono da persone vere, e non da figuranti.
In qualche modo ha a che fare con la gioventù tutto questo, con la semplicità della gioventù e, forse, per chi ascolta, con il rispetto portato dalla vecchiaia. Mi pare che il messaggio insito nella testimonianza diretta, alla fine, sia più importante dell’imparzialità, e venga codificato e riconosciuto da chiunque come meritevole di rispetto e di condivisione, proprio perchè non ha la vocazione a rappresentare la realtà in toto ma solo una voce autentica.
Aver esercitato l’azione del dire, Dire, mi è sembrato magicamente depotenziare l’inedia in cui vedo scivolare tanta gente, e pure la paura di uscire allo scoperto come singoli.

Ho apprezzato, anche, che nei passaggi più spinosi gli autori hanno scelto di riferirsi ai verbali dei processi e risultati d’indagine, perché nella burlesca girandola di opinioni che è l’informazione, dove tutti possono dire qualsiasi cosa basta che ci sia chi in qualche modo se la beve, davanti al giudice le parole pesano e i fatti sono prove. E questo cambia tutto. Chi mente commette un reato e ne sopporta le conseguenze in proprio, per questo confrontando ciò che un indagato racconta ai giornali con ciò che dichiara al giudice non c’è mai corrispondenza. L'indagato racconta quel che vuole ai giornalisti, magari per montare un caso mediatico, e spesso racconta solo balle fino all’attimo prima dell’esame davanti ai magistrati.
In una situazione di monopolio televisivo e informativo come quella attuale, l'unica verità è quella che emerge dagli interrogatori davanti ai magistrati, o dall'incrocio dei verbali degli stessi.

Peccato, poi, che in questa televisione post-mediasetopolio ci venga impedito di aver accesso alla fervente intelligenza di alcuni comici.

Ora tornerà il silenzio; ora tornerà il silenzio dei dialoghi telecomandati, delle domande gentilserventi, della pallida paura di dire che poche parole ma vere possono bastare, lo so. Magari qualche polemica a sfondo politico e poi di nuovo l’anestetizzante normalità. I contenuti di Vieni via con me spariranno di nuovo, sicuro.
Però, intanto, han portato qualche domanda nuova e tante voci vere.
A chi le cose dette o la trasmissione hanno dato fastidio i migliori  auguri di buona notte, ma per quanto mi riguarda, Saviano o non Saviano, viva, sempre, le domande.

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