VITA (35) ITALIA (24) TALENTO (22) SONG (20) RIVOLUZIONE (17) BOOK (14) LE PAGINE MIGLIORI (10) POESIA (10) TRIP (10) PERSONAL (9) BOTTEGA DI NARRAZIONE (6) LEZIONI d'ITALIA (5) READING (4) J (3)

12 marzo 2010

Non vorrei mai perdere un vizio

Traslocare, rilasciare, sloggiare,
firme veloci, tempi voraci,
copie di documenti sepellibili imbucate dentro a cartelline oltraggiate da grafie illeggibili, da conservare e ammucchiare, da lasciare a impolverare su scaffali grigi e flessi al centro, giorno dopo giorno, dietro alle spalle di impiegate sempre più larghe e dalle gonne sempre più corte, veloci a graffettare fotocopie sgranate di fototessere derubate di ogni spicciolo di somiglianza residua;  poi, via.
Ora, ascolta come rimbomba la tua voce nel vuoto d'una stanza che ho abitato a lungo, e mai più abiterò;
raddrizza quella colonna di scatole di cartone a un passo dalla porta, ormai è ben più alta del mio ego, ma meno contorta, ripiena di vita cubica, imballata e da spedire;
per il ritiro ore pasti va bene.
Il tempo di andarsene, il tempo di restare, sottigliezze incomprensibili al mio cervello anarchico, ed al respiro sismico della mia noia ombrosa.
In forma. Vorrei essere almeno in forma. Baciami.
Ho smarrito già altre ricevute di ritorno di speranze che avevamo spedito avanti nel futuro, e che son andate dissipate ormai, e riposano fuori luogo, lontanto dal mio debole senso di colpa. Ne smarrirò di nuove.
Album saturi di colori rubati a momenti preziosi. Assaggia un po'. Cosa è mancato a quel tempo: sale?
Ruotare chiavi, tasche pesanti, campane in lontananza, ma il mio cellulare? C’era un po’ di primavera nel vento, finalmente, oggi. Poi la sera inverna, e gioca la Champions.
Cassetti zeppi di centesimi perduti, vecchi portachiavi e batterie esauste. Cartoline.
Giù le foto, giù i quadri e gli specchi. Quali specchi ? Non ho specchi, a parte la carta bianca su cui scrivo, voglio dire.
Fermo al semaforo rosso ho sognato di poter sistemare i miei difetti di prospettiva con un po' di stucco bianco a presa rapida, ma era solo un sogno, è arrivato il verde, ed io son sempre più sbilenco e trasversale, multi-tasking.
Tinteggiare, tinteggire, eh, eh; tinteggiare, tinteggiare, eh, eh. Mio padre che mi aiuta a fare gli angoli e controlla gli spigoli. Una volta ero io a fare gli angoli.
Restano solo piccoli graffi emozionali su pareti glabre, e qualche ombra dove il colore è meno denso.
Inseguivo le tue gambe su per le scale, era una notte di vento e luna, nella luce soffusa dei tuoi movimenti lucidi: ero felice, sai, tra i tuoi capelli arresi su nuvole di cielo;
ero solo felice, per un attimo, ero solo una cosa e quella cosa era la felicità;
ero felice ed autentico, ed in equilibrio e senza segreti; ma tu già sai.
Lo sarò ancora.
Sotto il cuscino ho ripiegato quel sogno che non t’ho mai raccontato, come un pigiama, per poterlo reindossare: eravamo noi, noi, e poi...
L’ultima lettura al contatore, abbiam speso abbastanza vita qui.
Nuove pareti,
schivo l'imbarazzo di scaffali zeppi di libri affascinanti che non avrei dovuto comprare,
testo le ruote della bici sgonfie dopo l'inverno,
imbraccio la bambina con le corde un po' molli ed ossidate: senti che Sol però, come suona ancora, la maledetta. Dimmi il buon motivo per cui ho smesso di suonarti, dimmelo tu perchè. No, qui non è malaccio, ma c'eravamo promessi altro, mi pare. Stadi pieni, adrenalina, qualche pub, sigarette senza cancro, fuori, nella notte. Fegati intercambiabili nel doppio fondo di notti brave.
Vita che graffiasse. Suona, dai, suonami tu un po', io ci metto le mani.
Più nulla da celare agli occhi curiosi dei vicini.
Si, arrivo, ma tu versa.
Alle nuove stanze e pareti e bollette e speranze, perchè questo è l’anno buono, me lo sento: compro casa, scrivo un libro, e me ne vado in giro per il mondo un annetto. Poi magari mi sposo, cinque o sei pargoli di quelli da galera, opere d'Arte vere, che ci stondano gli angoli e ci spezzano le ali, cacchio.
Bel programma.
Il cliente da lei chiamato non è al momento IRraggiungibile, la preghiamo di non disturbare e provare più tardi.
Chiudi, chiudi, ho io le chiavi.
Nuovi programmi da far fallire.
Non vorrei MAI perdere un vizio.

11 marzo 2010

Onde

Onde pesanti, onde pensanti, onde senza vergogna, onde senza uscita di sicurezza, onde che magari domani torno, onde che invece è meglio lasciare andare, onde senza il tempo di pensare, onde che in fondo alla spiaggia ci arrivo comunque, onde da paura, onde da godere e basta, onde che ci puoi solo rimanere sotto, onde salate fin dentro il gargarozzo, onde lente, onde da condonare,  onde che dopo un po’ di giri ti rimettono al mondo, onde che non capisci nemmeno dov’è il soffitto, onde con una pancia enorme, onde senza vita, onde che crollano con uno sparo, onde che ti accecano luccicando invitanti, onde che proprio non te la senti, onde che non dimentichi mai di aver lasciato andare, onde che solo da solo puoi davvero sentire, onde come un rollio leggero da cullare, onde senza spinta, onde sotto un cielo che non sa dimenticare, onde senza la minima esitazione, onde che rollano chiunque capiti a tiro, onde affollate, onde senza nessuno in giro, onde d’un mare che è stato anche bambino e non perdona, onde che lasciai e che mi fan ancora sentire il loro ruggito, onde da metter da parte e non pensarci più.

Autobiography of a dream - backup

Showtime - superbowl 2010

10 marzo 2010

08 marzo 2010

Il MAESTRO - ELLMORE LEONARD

Mr. Paradise - Ellmore Leonard - Einaudi Tishomingo Blues - Ellmore Leonard - Einaudi
ELL Leonard è un Maestro assoluto.
Bastano poche pagine di uno qualsiasi dei suoi tanti libri per sprofondare dentro al VIZIO, senza scampo, per essere completamente ADDICTED; non delle sue storie o dei personaggi, sbilenchi e doppi, ma del suo STILE, della sua VOCE.
Sembra quasi di sentirlo, mentre si legge, lui che se la ride, seduto al suo tavolo di lavoro, il foglio davanti, mentre cesella, parola dopo parola, pagine che invischiano, catturano con i loro fili invisibili.
Lo sceriffo è in città, e la sa lunga, e tutto fila per il verso giusto, un verso che decide solo lui, perchè lui a dettare la legge, sotto il riflesso d'oro della sua stella a cinque punte.
Non lascia scampo, soprattutto Mr. Paradise.
Lo sceriffo ha la mano veloce, l'orecchio fine, e ritmo, e sadica, beneamata, pazienza.
Non stupisce scoprire che i Fans di EL sono tanti, rumorosi, affezionati.
Pagine coinvolgenti. Veloci, lineari, asciutte; pagine che una dopo l'altra spingono, e che alla fine riescono a guadagnarsi il loro meritato centimetro sulla mensola dei books da RISPETTARE, da frequentare di tanto in tanto. Ripeto, non è la storia, non sono i personaggi, nè l'architettura complessiva dei romanzi, ma come Leonard svela ogni dettaglio, come macina gli eventi, come gestisce i tempi, e come lascia scivolare la trama nella penombra di dialioghi incisivi e ficcanti, introducendo i dettagli su una scena che va poi ad illuminare lentamente, millimetro dopo millimetro, intanto che crea intrecci esplosivi tra moventi e interessi, in un susseguirsi di depistaggi e rivelazioni che trascinano verso l'agognato, ed odiato, finale.
Da non perdere.

02 marzo 2010

Una storia - Come back

Penso a questa storia, J, che è la tua Storia. Che pulsa, cardiaca, in rotazione da mesi. Inspira ed espira silente, mi accompagna fedele per giorni ed all'improvviso mi molla e salpa per il largo, svanisce oltre l'orizzonte, laciandomi sul bagnasciuga, a ferirmi gli occhi d'un confine infinito. La tua storia, che con le sue oscure forze strappa al mistero la magia d'una geometria nuova, d'una carambola imprevedibile, e finalmente torna da me, fuggendo l'oblio, rinvigorita d'una nuova ritrovata coerenza. Così, per mesi, giorno per giorno s'è plasmata la Storia di un bambino quasi senza parole, nè fortuna nè padre, ma forte abbastanza da nascere da una semplice immagine di luce e calore e crescere, all'ombra d'ogni mio giorno, e spingere un po' più in là altre Storie. Spodestarle, scansarle, loro, un gradino più giù, là dove la luminosità infedele della mia attenzione si smorza in penombra, là dove la speranza di riposar su carta diviene chimera. 
Lentamente, s'è fatta d'inchiostro, dove capitava: al suono d'accenti stranieri, alla luce di luoghi che non finiranno mai in nessuna cartolina, su sgabelli traballanti, nel vociare stanco di stazioni rinnovate di fresco tra un giornale noioso ed un biglietto da timbrare, in attimi in cui l'abbaglio d'un lampo sembra luce consistente, e domabile, e definitiva. Ed invece no, non più, e da un po' la tua voce mi rimane intraducibile, Jacob, o peggio, muta, o io sono sordo, e non scrivo di te, nè di Frank, nè degli orizzonti rossi che mi hai condotto ad immaginare, e così rimango al pozzo, a buttar giù il secchio, e a tirar su aria, ed improvvisamente la corda è corta, e non capisco dove s'è ritratta l'acqua che sentivo agitarsi al buio ed ora, invece, è sparita ed io muoio di sete, J. 
Ho paura che come tutte le altre storie prima, prima di te e dei tuoi silenzi, prima di te ed il tuo modo sghembo di amare il cielo, anche la tua si asciughi e scenda nel cuore dello stesso ventre misterioso da cui è affiorata all'improvviso. E finisca per non esser mai d'altri se non mia, e non salga al frutto, si ripieghi e avvizzisca, rimanendo ad affolarmi i pensieri senza trovare più la rotta per il sicuro foglio.
Ma io non voglio, e conto i passi, e ripercorro a ritroso le mie stesse impronte per tornare dov'ero quando stavo con te, e vago per questo tempo perso, pronto anche a togliermi da qui, a partire ancora, subito, senza meta, senza senso, senza direzione, lontano da questo pozzo. Via, alla vecchia maniera, pur di ritrovare spunto e convinzione, sperando di sbloccare qualcosa, di tornare nel flusso, di ritrovare tracce certe di te da seguire, ed aver di nuovo presente, e futuro, e capacità e fiducia, e coerenza e costanza.
Sembravamo ad un passo dal diventare qualcosa, questo brucia.
Che coppia, Jacob, tu che non ti fai più sfiorare, lontano, senza coraggio di rischiare, ed io che ti sento bazzolare di qua e di là da qualche parte indefinita poco oltre la mia portata, e smoccolo e vorrei fumare senza sosta, ora che nemmeno più il maestro mi parla, ora che mi imbroglio in mille dettagli. Che coppia, ripiegati e in trincea, fetali, senza armi, nè mira, a guardarci come occhi, sfinendo lo spazio vuoto che è questo tempo ingombro di pensieri inutili, sciatti,  seduti scomposti, proiettati dentro a schermi balluginanti e indecisi, dentro a orizzonti asfittici e immobili, soli. Ed io ti cerco, sbigottito come davanti ad una chiave che gira nella serratura che ha sempre aperto ma senza aprirla più.
Rileggo appunti di te e della tua storia che non si libera e non mi libera, ma che nemmeno muore, e mi sveglia ancora di notte e di giorno, ma non mi parla, e mi ferisce, rimane all'ombra, iniqua, ostile, e finisce che mi maledico per ogni attimo in cui ho pensato di poter scrivere domani, di poter fare altro, o di avere fatto abbastanza, e vago e mi muovo, in colpa, e dedico attenzioni parziali alle voci di gente che di te non sa nemmeno l'esistenza, e che mi assedia, e millanto speranze credibili, e fingo interessi adorabili, ma dentro di me son sempre in agguato, nell'attesa famelica, agonica, a pregare che domani sia il giorno buono e tutto torni quel che era, e soprattutto che torni tu, Jacob, e finalmente, assieme, riusciremo a raccontare tutta la tua storia e inchiodarla al foglio, anche d'un fiato, anche a costo d'ogni altra rinuncia, una volta per sempre, e poi, saremo liberi, liberi di muoverci in faccia al nostro destino.

01 marzo 2010

12 febbraio 2010

AUTOBIOGRAFIA DI UN SOGNO L.A. +5

Dove ero io, mentre te ne andavi, mentre forte di vene d asfalto e giornate senza fine rotolavi fino all'Oceano,
dove ero io dove ero IO

05 febbraio 2010

AUTOBIOGRAFIA DI UN SOGNO L.A. - 1

il tempo di una giornata piovosa se ne va, meno uno a L.A.
Sono andato in libreria, ho comprato la Lonely della California, ho visto che il mio scrittore preferito di quando ero raga, Ellroy, è uscito con il suo nuovo libro. Irresistibile.
Ho resistito, perchè domani vado ad L.A. e lasciarlo qui da leggere è un motivo in più per tornare.
FAccio cose per prepararmi, anche se vorrei andarmene e basta, saltare su e sia quel che sia...
41 € di bollo per aver diritto ad uscire da un paese che con le mie tasse contribuisco a tenere in piedi è una bella mazzata sui denti.
Sorrido lo stesso, perchè ho i denti forti.
Se fumassi ancora non avrei dubbi: Lucky. Ma ho smesso, e così mi tocca subire questa pioggia e guidare piano.
Domani si VOLA. Ho salutato mio padre, i suoi capelli brizzolati sulle tempie, i suoi occhi stanchi a qualsiasi ora, la sua pelle di piccole macchie e rughe, sono uscito dall'ufficio e ho sceso le scale senza voltarmi indietro mai. "Mi raccomando, torna" ha detto lui. Sono stato zitto, sono stato zitto, sono stato zitto e sono uscito nel grigio e nel vento umido che di traverso spazzava il portico e lì ho sentito le lacrime bussare. Ho pensato, si, ma tu resta. Ho sentito di avere tanto, ed ho capito che l'uomo poi è tutto qui, da sempre, tra viaggi meravigliosi e la paura, tra la voglia di tornare e quella di andare solo avanti fino alla fine del mondo, da sempre. Ho pensato ai greci, ai Romani, a tutti quelli che non hanno niente da avere mai e vanno avanti lo stesso. A mio nonno che da una sedia a rotelle mi parlava di Marco Polo e del Milione, e al fatto che se MArco Polo non fosse finito in carcere a Genova con uno che sapeva ben scrivere e ne aveva voglia, mio nonno avrebbe dovuto consigliarmi un altro libro da leggere, e non il Milione; ma so che lo avrebbe trovato, perchè gli piaceva viaggiare, guardava Star- Trek, e sapeva il valore di un libro. Ho nascosto la paura di perdere qualcosa in questo viaggio dentro la speranza di ritrovare me. Ruvido e scomodo. Domani si VOLA. DEvo scegliere i libri che mi accompagneranno... in lista: 49 racconti, Moby dick, Mattatoio n.5, Blood Meridian, Il buio oltre la siepe, le mille e una morte, il diario di eva, quella sera dorata... Di ogni sogno un viaggio e di ogni viaggio vita.

03 febbraio 2010

guida poco

Guida POCO che devi BERE

01 febbraio 2010

Tra comodino e scrivania

il Signore

Sono io il Signore del mio destino, il capitano della mia anima.

AUTOBIOGRAFIA DI UN SOGNO. LOS ANGELES, -5


-5

Versane un altro, e Sogna. OGGI, non DOMANI. Sogna OGGI, non DOMANI.

Lo so. Lascia. Smettila.
Pago io, pago io.
Certo che ho paura. Ho ANCHE paura. Ma vuoi mettere?
Quella mappa è INFEDELE, e avida di dimensioni reali. Smettila.

Macchè perdersi. Ho il Gps a piastrine, per trovare il Nord del tuo cuore.

Rimanere. Sempre rimanere.

Sogno in penombra, tavole da SURF ed Highway, asfalto e finestrini abbassati.

AUTOBIOGRAFIA DI UN SOGNO.

5 anni. Una vita, la mia vita. Ho avuto tane da cui non mi sarei allontanato mai, ma morivo di FAME, in quel letargo insonne e senza oblio, per giorni e giorni ed ora sono qui.

Sottovoce, Sottovento, Sottoveste, Sottosotto, brucia.

-5 giorni ad L.A. La mia prima L.A.: L.A. Confidential.

C’ho il Coraggio arrugignito, ed occhi lindi da strusciare.

Senti come tira.

Non c'è nessun altro posto al mondo come un molo per accorgersi di vivere ormai nel ricordo o nel sogno: o aventi o indetro, nessun presente. Su quattro assi marcite, appesi al baratro di un orizzonte nuovo lontano e finito, dindon; dove sei? VILE.

Fermo mai. Fermo qui, alla finestra, in un lunedì take away senza mancia nè resto, le lontane, bianche, mattutine, DOLOMITI negli occhi, la tua voce così diversa che non ricordo, mio padre con il caffè pronto che parla al mio corpo, e non vede che non ci sono già più.

MenevadoaLosAngelesperdavverostavolta

Hai ragione, c’ho già provato. Ho fallito

Basta poco a sentirsi un Bluff riuscito.

Basta poco a vedersi Vivo, dentro un sogno a trazione integrale.

Butta giù.

È lì il limone.

Vado SOLO, non c’è altro modo di andare. Margarita in colonna come lune piene.

Dammene un altro. Dopo, pago dopo.
Mi si stringe lo sguardo a restare: meglio RANDAGIO, meglio uno con la barba incolta, nella luce incerta del tramonto.

Non ho mai avuto nemmeno il coraggio di restare.
OGGI non DOMANI.

com’è che si scrive yess?

Vai Vai,scrivo a casa, si.

Io sono uno che a casa ci torna.

11 gennaio 2010

....di ritorno da me

Eccomi qui, di nuovo al molo, dopo notti di terra. Ho avuto da fare, o meglio, ho fatto ciò che c'era da fare. Lontano dalle onde non si sa mai ben che si combina. Tornando qui pensavo ai sospesi, ai nuovi slanci, al tempo che verrà infinito, eppur stretto in questo nuovo anno ancora senza sapore. Chiuso il chiudibile si riparte. Ora, la mia ombra scotta. Portarla alla luce è l'unico miracolo che mi interessa davvero, che mi riguarda. Un nuovo anno senza nessun ricordo. Il vento non è un granche, ma sistemo un po' le cime, tirò su le vele, e riparto. Controllo il timone. "Il segreto della felicità è la libertà e il segreto della libertà è il coraggio." Senti l'onda come freme

26 ottobre 2009

Mia sorella è una Foca Monaca


È la storia di un tipaccio minorenne che ha un ego spumeggiante, e che a forza di andare giù al tappeto, senza rimanerci davvero mai, certo gli tocca limare qualche spigolo ma al contempo finisce per sbracciare in mezzo a cieli veri, orizzonti nuovi, e scopre che dentro dentro non è poi tutto da buttare, né da inventare. Per la padronanza, la scorrevolezza, l’inventiva, i ribaltamenti, la simpatia, il ritmo e anche l’onestà, a me è piaciuto davvero tanto. L’ho trovato davvero sostanzioso. L’autore, Christian, ha un blog molto interessante, che sgancia qualche coordinata in più su di lui e sulla passione che muove il suo piglio narrativo, e che trasuda dalle pagine dense di avvenimenti di questo riuscitissimo romanzo d’esordio. “…Due anni prima mia madre era scappata con un benzinaio, un tale più giovane di lei di tredici anni. Per mia sorella Francesca era stato un duro colpo. Talmente duro che non aveva voluto quasi più uscire di casa, tranne per le grandi occasioni, tipo Natale e Pasqua e certe domeniche, quando andava in Chiesa a pregare Cristo o chi per lui di salvare l’anima di sua madre. Era una cosa patetica. Francesca che, tutta assorta e contrita, pregava Gesù di avere pietà di nostra madre e nostra madre che, nel frattempo, passava giornate a farsi fare il pieno dal giovane benzinaio…”pp.15 Christian Frascella, Mia Sorella è un Foca Monaca, Fazi, 2009, pp.279

15 ottobre 2009

09 ottobre 2009

..e a volte

... E a volte penso di star bene
pensando a quello che mi conviene...
- Pino Daniele -
Anima