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27 aprile 2010

L'unico Antidoto all'involuzione di ogni potere

Credo che l'unico antidoto vero ed efficace all'involuzione di ogni potere, ed alla sua deriva verso l'autoritarismo, non possa essere che un giornalismo indipendente, feroce, e non succube della pubblicità.

In Italia, dove la concentrazione del potere Editoriale, in mano a pochi, e della raccolta pubblicitaria, in mano ad uno, costringe chi vuole lavorare a una posizione PRONA siamo veramente alla frutta.

L'unico antidoto alle balle del marketing politico sarebbero la seconda, e la terza, e la quarta domanda, invece qui ci tocca sempre accontentarci della prima e dell'intervistato di turno che "concede" la risposta che puntualmente chiude il discorso.

Come sempre la California sviluppa per prima gli anticorpi, ed è interessante in tal senso l'articolo che posto di seguito, il quale fornisce una spiegazione per sommi capi di ciò che sta avvenendo ( un po' edulcorata).

Avevo letto qualcosa circa un sito in cui una serie di giornalisti Free-Lance aggregano sostegni economici attorno ad una tematica e quando raggiungono la cifra necessaria a pagare il lavoro e le spese ( poniamo € 5000) iniziano l'inchiesta, indipendente e senza filtri, fino a pubblicare il lavoro. Ovviamente garantendo la massima trasparenza sui finanziatori.

L'america è un piano inclinato e tutto scivola verso la California ( chi l'aveva detto?)

Locale, d'inchiesta, non-profit ecco il futuro del giornalismo Usa - Repubblica.it


Si diffondono negli Stati Uniti le testate che puntano a un'informazione circoscritta da rilanciare in forma globale. Si finanziano con i lettori o grazie a fondazioni. Vendono i propri articoli a più media e piattaforme. Il giornalismo che risponde alla crisi è aggressivo e indipendente

di PAOLO PONTONIERE

SAN FRANCISCO - Per essere materia che - sostengono alcuni - volge al crepuscolo, il giornalismo sta invece vivendo una nuova primavera nella Bay Area di San Francisco dove, malgrado il fatto che ogni giorno i media vengano dati per spacciati dai soloni della comunicazione americana, fioriscono a decine nuovi organi di informazione,
tanto che la regione viene definita la capitale del nuovo giornalismo da testate prestigiose come New York Times, Chicago Tribune e Los Angeles Times. La novità è che si tratta soprattutto di giornalismo no profit, non promosso da un editore tradizionale né che punta a sopravvivere con i proventi delle vendite o della pubblicità bensì grazie ai contributi del pubblico e a un profondo radicamento nel tessuto sociale.

Negli Usa lo chiamano "ipergiornalismo". Non disdegna i temi globali d'attualità ma spesso si esprime anche a livello più "local": media di quartiere e, in alcuni casi, anche di strada. "E' un giornalismo che oltre a informare vuole essere anche un collegamento fra gli abitanti di un'area e voce di tutte quelle tematiche locali che, per la loro specificità, spesso vengono ignorate dai grandi media", spiega Sandy Close, direttore di New America Media, uno dei nuovi media californiani.....

Leggi tutto l'articolo qui

26 aprile 2010

Come lava incedere ( tentar di evolvere complica le cose)


Come lava incedere nel mondo, tutto assorbire, e trasformare, attraversare, scivolando quieti,
serbando il ricordo d'ogni passo lontano eppur decisivo,
verso il freddo tempo che verrà domani,
a impietrirci.

IO CHE AMO SOLO TE - SERGIO ENDRIGO

23 aprile 2010

Allora sembra che ci siamo


Allora sembra che ci siamo. Le linee fondamentali della storia ci sono ed a tratti sento la voce del narratore, o del vecchio Archie, o di Goodbye Frank, o di J., sussurrare qualcosa nel doppio fondo delle mie attività quotidiane. Oggi mentre nuotavo in realtà ero lì che ascoltavo quel che dovrò scrivere, immerso ed isolato in quel silenzio perfetto. Non so se sono pazzo io o se dovrei preoccuparmi di questa cosa, ma in realtà ne sono felice, perché ho molto sofferto le lontananze di questi mesi, le assenze, le frustranti giornate di silenzi.
Sono ad un punto in cui non ero mai arrivato prima.
Le altre cose che ho scritto eran sempre epifanie improvvise davanti al monitor, e lunghe una decina di cartelle. Qui c'è una galassia da esplorare.
Ora c’è da spaccarsi le mani, e la testa, e gli occhi, con quelle che sarebbero poi i mattoni del mio primo libro: le parole. I premi ai racconti sono di una vita fa. Ma che importa, in fondo. Come i muratori veri, ora c'è da sperare che non piova troppo nel prossimo mese, che non mi piova dentro almeno fino a quando saremo al coperto di un tetto io ed i ragazzi.
Devo ancora fare delle ricerche sulle piante e sui dischi dei primi anni 70 negli USA, e sul gelato.
Devo ancora stare un po’ con J , ma avrò tempo.
Non so se sia meglio chiudermi in casa o sparire per un po’.
 
Un tempo scrissi "quasi fosse il mio destino restare solo con i guai". C'entrava una ragazzina mica male, e c'era sotto una chitarra, ma torna sempre buona. Son quasi troppi anni che cerco di inguaiarmi in un libro. Anche in questo caso: si mollano gli ormeggi.
 
La prima stesura vorrei finirla entro il 20 maggio, poi me ne andrò a zonzo per un po'.
Cormac mi fa compagnia.
Ho voglia di fumare, ma non posso. O almeno così mi ripeto per non camminare fino al comò, aprire il primo cassetto, cercarle, prenderne una, infilarla in bocca, e sfinirla.

A volte uno si abitua a pensare a quando farà una determinata cosa, e non la fa mai. JUST DO IT.

21 aprile 2010

BORGES (??) MAESTRO SENZA FINE - ISTANTI

Istanti



Se io potessi vivere nuovamente la mia vita nella prossima cercherei di commettere più errori.


Non tenterei di essere tanto perfetto, mi rilasserei di più sarei più stolto di quello che sono stato, in verità prenderei poche cose sul serio.

Correrei più rischi, viaggerei di più, scalerei più montagne, contemplerei più tramonti e attraverserei più fiumi, andrei in posti dove mai sono stato, avrei più problemi reali e meno problemi immaginari.

Io sono stato una di quelle persone che vivono sensatamente, e precisamente, producendo ogni minuto della vita.

Certo che ho avuto momenti felici, ma se tornassi a vivere, cercherei di avere soltanto momenti buoni.

Nel caso non lo sappiate di questo è fatta la vita, solo di momenti da non perdere.

Io ero una di quelle persone che mai andavano da qualche parte senza un termometro, una borsa d’acqua calda, un ombrello e un paracadute: se tornassi a vivere, viaggerei più leggero.

Se io potessi tornare a vivere, comincerei ad andare scalzo all’inizio della primavera e continuerei così fino alla fine dell’autunno.

Girerei più volte nella mia strada, contemplerei più aurore e giocherei di più con i bambini.

Se avessi un’altra volta la vita davanti... Ma, vedete, ho ottantacinque anni e so che sto morendo.

J.L. Borges 

20 aprile 2010

VICTOR GISCHLER - SCRIVERE e INVENTARE






Estratto di una intervista di Fabrizio Fulio Bragoni
 





Anche i poeti uccidono”, in uscita in questi giorni per Meridiano Zero, comincia come un racconto poliziesco dalle spiccate tinte umoristiche, poi si tramuta in un qualcosa che somiglia di più al genere action-comedy, e ciononostante, si lancia in serie riflessioni sullo scrivere, la scrittura, il blocco dello scrittore (personalmente, ho trovato in alcuni brani relativi agli sforzi del professor Morgan, delle assonanze con “Il dono” di Nabokov), l’influenza dell’ambiente sullo sviluppo delle persone ecc. È un qualcosa che pianifica? Voglio dire, come funziona, si siede a d un tavolo e pensa “ora scrivo una commedia d’azione poliziesca con risvolti da romanzo di formazione e come protagonisti ci metto un professore sfigato, un vecchio gangster che scrive discrete poesie e un giovane fuggiasco nero semi-analfabeta che tenta di spacciarsi per un laureato”, oppure scrive una trama “di massima”, un canovaccio, e lascia che i personaggi agiscano a modo loro?

In genere ho un’idea di cosa i personaggi possano volere, e di come possano agire nel corso di un romanzo, ma non mi capita quasi mai di pensare in anticipo a quale possa essere il genere di un libro, o di come possa essere commercializzato. Voglio solo che le storie si sviluppino in maniera organica. Credo di aver avuto la vaga idea di volere che il romanzo fosse un incrocio tra Elmore Leonard e David Lodge, o qualcosa del genere, ma il più delle volte improvviso.

Come crea i suoi personaggi?

Non ne ho idea. E non funziona mai due volte nello stesso modo. Al momento, sto lottando proprio con questo. Ho tutti i presupposti per un buon romanzo, ma non ho idea di chi possano essere i personaggi, o di chi debba fare da protagonista.

So che lei ha insegnato scrittura creativa per un po’: può darci tre consigli per gli aspiranti scrittori pulp? Al momento, faccio lo scrittore a tempo pieno, ma riprenderei l’insegnamento, se le condizioni fossero abbastanza interessanti. Ecco i tre consigli:
  • Leggete, leggete, leggete. Scoprite un autore che vi piace, e buttatevi sul suo lavoro. Metteteci attenzione, e cercate di capire come fa a fare quello che fa.
  • Sedetevi e scrivete. Non mettetevi a fumare sigari e bere vino PARLANDO dello scrivere.
  • FATELO. Quando avrete concluso qualcosa, allora sì, che potrete dedicarvi al vino e ai sigari.Tenete gli occhi aperti: attenzione alle opportunità inattese. Non tutto accade secondo un ordine prestabilito.
Mi pare che uno degli aspetti più interessanti della “nuova” letteratura di genere americana (anche se questa attenzione è nata un bel tempo fa… diciamo con Hemigway?) sia nel realismo dei dialoghi. Qual è la sua ricetta per scrivere buoni dialoghi? Il dialogo deve ritagliarsi un suo spazio. Deve raccontarci qualcosa riguardo al personaggio che parla, e spingere in avanti la storia. Preferisco che siano i personaggi a raccontare la loro storia, piuttosto che un autore eccessivamente prolisso. Ah, e ho imparato molto riguardo alla scrittura dei dialoghi leggendo “I tre moschettieri”, di Alexandre Dumas. Era americano? No, eh…
….. ( leggi tutta l’intervista QUI)

07 aprile 2010

l'uomo che portava felicità

Io cerco un paese come il mio

ed ho tutto il tempo del mondo per trovarlo

J. Federspiel
L'uomo che portava la felicità

02 aprile 2010

La primavera mette scompiglio

Primavera indecisa, irrequieta, inutile passaggio sofferto verso la stagione delle infradito e delle gonne corte.

Giorni assonnati, malavitosi, malavogliosi,

giorni SENZA,

carburante, costrutto, convinzione, voglia;
nulla di buono e tutto d’inutile, senza continuità né mordente.

Il computer si inchioda, si pianta, mal digerisce i continui aggiornamenti di software inutili installati più che altro per cortesia, o ingenuità, o automatismi fasulli; anche la connessione rallenta, ingorga i mille impulsi diversi e contestuali che mi ingolfano l’animo, frustrando ogni impulso.

La noia.

Avrei bisogno di cambiare aria, e di lavorare un po’ producendo qualcosa di utile nel giro di una mezza giornata, qualcosa che lenisca questo senso di spaesamento e di vuoto, qualcosa che mi faccia ritrovare quella sensazione di quando si finiva l’ultimo esercizio per il giorno dopo, lo si spuntava dal diario, si chiudeva la cartella ed era fatta: coscienza leggera e via, sulla bici dalle ruote mignon, con il cambio finto automobilistico fissato come un joistick  a metà del palo tra manubrio e sella, a pedalare canticchiando canzonette facili, tagliando per campi e prati incolti, sfalciando con le pedivelle dai catarifrangenti incrinati erba cresciuta d’una spanna al primo sole. Via, libero ed a zonzo, cercando qualche complice da coinvolgere nel resto del pomeriggio da riempire, avanzando impavidi come cow-boy caracollanti  verso un unico orizzonte di cielo e nuvole bizzose.

Quelle ore di noia buona, vissuta e già dimenticata.

Scendere in libreria, trovare qualcuno di vero, da non mollare per un po’. Ieri ho sequestrato Voltolini( poca convinzione) e Suttree di God Mc Carthy dalla Biblioteca. Ci vorrebbe qualcosa come Questa Storia di Barriccato Baricco.

Da un po' penso che ovunque vado Vasco c’è già stato, perchè mi tornano sempre in mente frammenti delle sue canzoni, come didascalie sintetiche, e sempre a bersaglio, perchè lui c'è sempre e ci arriva prima.
I miei amici non capiscono e rinnegano.



“La primavera entra dalle finestre,

si infila sotto le gonne,

delle donne,

la primavera mette scompiglio,

ieri ho sgozzato mio figlio,

è stato uno sbaglio è stato uno sbaglio,

credevo fosse un coniglio.”

01 aprile 2010

31 marzo 2010

Tanto paga Pantalone


OGNI MATTINA, DA DESTRISTI MA ANCHE DA SINISTRI E CENTRISTI,
POTRESTI RICEVERE IMPORTANTISSIMI PROGRAMMI ELETTORALI ...
PRO RIMBORSI ELETTORALI

29 marzo 2010

ITALIANIIIII

Essere o apparire? L'italiano non vuole sapere troppo su di sé. Nel caso sia costretto a guardarsi allo specchio, nega la propria immagine e attribuisce agli altri i suoi vizi, le sue debolezze. Si inventa un mondo di cui è prigioniero, ma di cui possiede le chiavi. Un canarino in gabbia, abituato a non volare, con il terrore di uscire dalla sua piccola prigione.

Odia essere messo di fronte alle sue responsabilità. Ama chi le prende al suo posto. E' un puro, non si occupa di politica, la subisce. E' onesto, non denuncia chi viola la legge perché non è suo compito. E' rassegnato all'immutabilità del mondo, che non ama. Vive giorno dopo giorno, o forse è meglio dire alla giornata. Gli eroi gli danno l'orticaria, sono un modello che lo mette in imbarazzo. Preferisce chi è peggio di lui (lo fa sentire meglio) e lo nomina suo riferimento, presidente del Consiglio, segretario di partito, giornalista. Il suo ritratto è il più grande nemico. Passa la vita ad evitare il confronto, che, lui sa, potrebbe essere mortale.

"Prese la lampada sulla tavola e salì cautamente le scale. Mentre apriva la porta, un sorriso di gioia gli sfiorò il viso stranamente giovane e indugiò un attimo sulle labbra... Gli parve che il peso gli fosse già stato tolto di dosso. Entrò tranquillamente, chiuse la porta alle sue spalle, come era solito fare, e tolse il panno cremisi dal ritratto. Un grido di dolore e di indignazione gli sfuggì dalle labbra. Non riusciva a scorgere nessun cambiamento, se non negli occhi che avevano assunto un'espressione scaltra e nella bocca sulla quale erano apparse le rughe dell'ipocrisia. La cosa era sempre disgustosa - più ripugnante di prima, se possibile..." (Il ritratto di Dorian Gray, di Oscar Wilde).

L'opinione che ha di sé stesso, anche se lui per primo sa essere falsa, è la cosa più importante che possiede. Lo tiene in vita, gli evita confronti dolorosi. La sua esistenza è un gioco a nascondino, di "vorrei ma non posso", di "è una cosa più grande di me", di "qualcuno ci penserà". E' un egoista inconsapevole, non sa di esserlo e forse non vuole esserlo.

Vive nella paura della luce del giorno, della consapevolezza di quello che potrebbe essere, ma non è.

preso da qui

 

 

 

 

26 marzo 2010

non si può scegliere un sogno non si può scegliere

TEMPORALE – Jovanotti - Safari

 

Gli occhi non sanno vedere quello che il cuore vede La mente non può sapere quello che il cuore sa \ L'orecchio non può sentire quello che il cuore sente \ Le mani non sanno dare quello che il cuore da \ C'è un temporale in arrivo \ C'è un temporale in arrivo senti l'elettricità \ C'è un temporale in arriuvo sulla mia città \ Porta novità porta novità \ Il lupo perde il pelo io perdo le occasioni \ Ma non so perdere il vizio delle emozioni \ La vita è più interessante delle definizioni \ E tutto quello che arriva da qualche parte va \ Gerusalemme è divisa sotto ad un solo cielo \ E la mia mente è divisa dentro ad un corpo solo \ Un meridiano per forza incrocia un parallelo \ Determinando la sorte di molta umanità \ E tutto quello che sappiamo non è vero \ E tutto quello che sappiamo non è vero \ Si perdono le origini nel buco del tempo \ Ma tutto si conserva nelle profondità \Sia l'elefante che il topo non avranno scampo \ La legge della savana li governerà \Non si può scegliere un sogno non si può scegliere \Quando ti arriva ti arriva non c'è niente da fare \Le previsioni del tempo si posson prevedere \ Ma un temporale che arriva non lo puoi fermare \ Si danza per invocare la fertilità \ Si danza prima del sesso o di un combattimento \ Si danza per riscaldarsi dal freddo che fa \Si danza per imitare il lavoro del vento \Quando non so dove sono io mi sento a casa \ Quando non so con chi sono mi sento in compagnia \ Quando c'è troppa virtù il cuore mi si intasa \ La cura è spesso nascosta dentro alla malattia \C'è un temporale in arrivo \ C'è un temporale in arrivo senti l'elettricità \ C'è un temporale in arrivo sulla mia città \ Porta novità porta novità \Quando tu hai fame nessuno può mangiare per te \ Quando io ho sete nessuno può bere al posto mio \ Anche gli automi hanno un cuore di alluminio puro \Pronto per farci passare l'amore del futuro \ Abramo lascia la casa senza sapere niente  \Si mette in strada lasciando quel che sapeva già \ E il trapezista si gioca tutto continuamente \ Per pochi soldi ed per un brivido di libertà \ L'autista di scuolabus ha in mano la nazione \ Più di un ministro di un Papa o di un'autorità \ E c'è una terra di mezzo tra il torto e la ragione \La maggior parte del mondo la puoi trovare là \ Lavori in corso ci dispiace per l'inconveniente \ Hanno scoperto una casa dell'antichità \ Due scheletri abbracciati qualche osso poco o niente \ Ma il loro bacio va avanti per l'eternità \ C'è un temporale in arrivo \ C'è un temporale in arrivo senti l'elettricità \ C'è un temporale in arrivo sulla mia città \ Porta novità porta novità \ L'antico impero cinese accolse Marco Polo \ Perchè era un giovane mercante di immaginazione \ Non servono grandi ali per spiccare il volo \ La vita è molto più vasta di una definizione \ E stanno tutti aspettando che succeda qualcosa \ Che tolga il velo di polvere dalla realtà \E stanno tutti aspettando che arrivi la sposa \ Coi fiori in mano e una promessa di felicità \ Problemi di digestione ispirano romanzi \ Rivelazioni che nascono nell'acidità \Un pò di bicarbonato dopo certi pranzi \ Si eviterebbe lo scontro delle civiltà  \ Gli uccelli volano bassi e sfiorano l'asfalto \E i cani stanno in silenzio con aria d'attesa  \La foto sulla parete mi segue con lo sguardo \ Nessun allarme per ora nessuna sorpresa \ C'è un temporale in arrivo \ C'è un temporale in arrivo senti l'elettricità \C'è un temporale in arrivo sulla mia città \ Porta novità porta novità \ E l'invincibile non è quello che vince sempre \ Ma quello che anche se perde non è vinto mai \ L'intelligenza è nel corpo il sapere nel cuore \ Se pensi sempre ad un muro un muro troverai \ Mi son trovato memorie che non sono mie \Ho un solo nome ma almeno cento identità \ E' naturale preferire le belle bugie \ Alla durezza di ghiaccio di certe verità \Viviamo comodi dentro alle nostre virgolette \ Ma il mondo è molto più grande più grande di così \Se uno ha imparato a contare fino a sette \ Vuol mica dire che l'otto non possa esserci \Senti l'elettricità senti l'elettricità \ C'è un temporale in arrivo \ Porta novità porta novità

 

 

 

 

Autobio of a dream - backup

The Ocean is our highway to freedom. Surf City Hostel - Hermosa Beach CA

17 marzo 2010

Parole disarmate

Son deboli adesso le parole che una dopo l'altra, in questi anni di ombra, abbiamo incautamente logorato: sdrucite dalle scuse banali con cui abbiamo giustificato ogni vile assenza; sminuite dai tentativi autoportanti di nascondere gli smottamenti della scala-priorità che tutto hanno travolto, e, alla fine, anche noi, amici d'altri mondi.

Sabato è stato un giorno campale. Lei compiva gli anni. L’ho pensata, ma non l’ho chiamata; mille volte mi sono detto la chiamo più tardi, con calma, ed invece niente. Ora quel sabato è finito, e semberà che io abbia dimenticato lei e il suo compleanno.

Non è così, e non ho una parola buona per dirglielo e farglielo sentire.

Succede, già.

Aver cura della parole si dovrebbe, sempre; tener da conto le preziose, utili, amiche, insostituibili parole, e ricacciare in gola ogni tentativo di depotenziarle, bisognerebbe solo quello, ALMENO quello; rispettare loro, e lasciar fare al silenzio.

Mai disarmare le parole.

12 marzo 2010

Non vorrei mai perdere un vizio

Traslocare, rilasciare, sloggiare,
firme veloci, tempi voraci,
copie di documenti sepellibili imbucate dentro a cartelline oltraggiate da grafie illeggibili, da conservare e ammucchiare, da lasciare a impolverare su scaffali grigi e flessi al centro, giorno dopo giorno, dietro alle spalle di impiegate sempre più larghe e dalle gonne sempre più corte, veloci a graffettare fotocopie sgranate di fototessere derubate di ogni spicciolo di somiglianza residua;  poi, via.
Ora, ascolta come rimbomba la tua voce nel vuoto d'una stanza che ho abitato a lungo, e mai più abiterò;
raddrizza quella colonna di scatole di cartone a un passo dalla porta, ormai è ben più alta del mio ego, ma meno contorta, ripiena di vita cubica, imballata e da spedire;
per il ritiro ore pasti va bene.
Il tempo di andarsene, il tempo di restare, sottigliezze incomprensibili al mio cervello anarchico, ed al respiro sismico della mia noia ombrosa.
In forma. Vorrei essere almeno in forma. Baciami.
Ho smarrito già altre ricevute di ritorno di speranze che avevamo spedito avanti nel futuro, e che son andate dissipate ormai, e riposano fuori luogo, lontanto dal mio debole senso di colpa. Ne smarrirò di nuove.
Album saturi di colori rubati a momenti preziosi. Assaggia un po'. Cosa è mancato a quel tempo: sale?
Ruotare chiavi, tasche pesanti, campane in lontananza, ma il mio cellulare? C’era un po’ di primavera nel vento, finalmente, oggi. Poi la sera inverna, e gioca la Champions.
Cassetti zeppi di centesimi perduti, vecchi portachiavi e batterie esauste. Cartoline.
Giù le foto, giù i quadri e gli specchi. Quali specchi ? Non ho specchi, a parte la carta bianca su cui scrivo, voglio dire.
Fermo al semaforo rosso ho sognato di poter sistemare i miei difetti di prospettiva con un po' di stucco bianco a presa rapida, ma era solo un sogno, è arrivato il verde, ed io son sempre più sbilenco e trasversale, multi-tasking.
Tinteggiare, tinteggire, eh, eh; tinteggiare, tinteggiare, eh, eh. Mio padre che mi aiuta a fare gli angoli e controlla gli spigoli. Una volta ero io a fare gli angoli.
Restano solo piccoli graffi emozionali su pareti glabre, e qualche ombra dove il colore è meno denso.
Inseguivo le tue gambe su per le scale, era una notte di vento e luna, nella luce soffusa dei tuoi movimenti lucidi: ero felice, sai, tra i tuoi capelli arresi su nuvole di cielo;
ero solo felice, per un attimo, ero solo una cosa e quella cosa era la felicità;
ero felice ed autentico, ed in equilibrio e senza segreti; ma tu già sai.
Lo sarò ancora.
Sotto il cuscino ho ripiegato quel sogno che non t’ho mai raccontato, come un pigiama, per poterlo reindossare: eravamo noi, noi, e poi...
L’ultima lettura al contatore, abbiam speso abbastanza vita qui.
Nuove pareti,
schivo l'imbarazzo di scaffali zeppi di libri affascinanti che non avrei dovuto comprare,
testo le ruote della bici sgonfie dopo l'inverno,
imbraccio la bambina con le corde un po' molli ed ossidate: senti che Sol però, come suona ancora, la maledetta. Dimmi il buon motivo per cui ho smesso di suonarti, dimmelo tu perchè. No, qui non è malaccio, ma c'eravamo promessi altro, mi pare. Stadi pieni, adrenalina, qualche pub, sigarette senza cancro, fuori, nella notte. Fegati intercambiabili nel doppio fondo di notti brave.
Vita che graffiasse. Suona, dai, suonami tu un po', io ci metto le mani.
Più nulla da celare agli occhi curiosi dei vicini.
Si, arrivo, ma tu versa.
Alle nuove stanze e pareti e bollette e speranze, perchè questo è l’anno buono, me lo sento: compro casa, scrivo un libro, e me ne vado in giro per il mondo un annetto. Poi magari mi sposo, cinque o sei pargoli di quelli da galera, opere d'Arte vere, che ci stondano gli angoli e ci spezzano le ali, cacchio.
Bel programma.
Il cliente da lei chiamato non è al momento IRraggiungibile, la preghiamo di non disturbare e provare più tardi.
Chiudi, chiudi, ho io le chiavi.
Nuovi programmi da far fallire.
Non vorrei MAI perdere un vizio.

11 marzo 2010

Onde

Onde pesanti, onde pensanti, onde senza vergogna, onde senza uscita di sicurezza, onde che magari domani torno, onde che invece è meglio lasciare andare, onde senza il tempo di pensare, onde che in fondo alla spiaggia ci arrivo comunque, onde da paura, onde da godere e basta, onde che ci puoi solo rimanere sotto, onde salate fin dentro il gargarozzo, onde lente, onde da condonare,  onde che dopo un po’ di giri ti rimettono al mondo, onde che non capisci nemmeno dov’è il soffitto, onde con una pancia enorme, onde senza vita, onde che crollano con uno sparo, onde che ti accecano luccicando invitanti, onde che proprio non te la senti, onde che non dimentichi mai di aver lasciato andare, onde che solo da solo puoi davvero sentire, onde come un rollio leggero da cullare, onde senza spinta, onde sotto un cielo che non sa dimenticare, onde senza la minima esitazione, onde che rollano chiunque capiti a tiro, onde affollate, onde senza nessuno in giro, onde d’un mare che è stato anche bambino e non perdona, onde che lasciai e che mi fan ancora sentire il loro ruggito, onde da metter da parte e non pensarci più.

Autobiography of a dream - backup

Showtime - superbowl 2010

10 marzo 2010

08 marzo 2010

Il MAESTRO - ELLMORE LEONARD

Mr. Paradise - Ellmore Leonard - Einaudi Tishomingo Blues - Ellmore Leonard - Einaudi
ELL Leonard è un Maestro assoluto.
Bastano poche pagine di uno qualsiasi dei suoi tanti libri per sprofondare dentro al VIZIO, senza scampo, per essere completamente ADDICTED; non delle sue storie o dei personaggi, sbilenchi e doppi, ma del suo STILE, della sua VOCE.
Sembra quasi di sentirlo, mentre si legge, lui che se la ride, seduto al suo tavolo di lavoro, il foglio davanti, mentre cesella, parola dopo parola, pagine che invischiano, catturano con i loro fili invisibili.
Lo sceriffo è in città, e la sa lunga, e tutto fila per il verso giusto, un verso che decide solo lui, perchè lui a dettare la legge, sotto il riflesso d'oro della sua stella a cinque punte.
Non lascia scampo, soprattutto Mr. Paradise.
Lo sceriffo ha la mano veloce, l'orecchio fine, e ritmo, e sadica, beneamata, pazienza.
Non stupisce scoprire che i Fans di EL sono tanti, rumorosi, affezionati.
Pagine coinvolgenti. Veloci, lineari, asciutte; pagine che una dopo l'altra spingono, e che alla fine riescono a guadagnarsi il loro meritato centimetro sulla mensola dei books da RISPETTARE, da frequentare di tanto in tanto. Ripeto, non è la storia, non sono i personaggi, nè l'architettura complessiva dei romanzi, ma come Leonard svela ogni dettaglio, come macina gli eventi, come gestisce i tempi, e come lascia scivolare la trama nella penombra di dialioghi incisivi e ficcanti, introducendo i dettagli su una scena che va poi ad illuminare lentamente, millimetro dopo millimetro, intanto che crea intrecci esplosivi tra moventi e interessi, in un susseguirsi di depistaggi e rivelazioni che trascinano verso l'agognato, ed odiato, finale.
Da non perdere.